Dipanare una gara del genere è sempre difficile se devi raccontarla. Hai sempre paura di dimenticare il particolare, l’azione, lo spirito che poche righe non possono contenere. Ieri l’Agropoli, inutile girarci intorno, si giocava il futuro, l’agonia di altre 12 gare da giocare senza obiettivo principe se fosse andata in un certo modo. Ancora bruciava( e brucia…) il pari casalingo con il Due Torri per non parlare di Sorrento. Si gioca con la Neapolis, organico di primo livello, squadra in forma e con il morale a mille dovuto alla gara corsara di Rende. L’ Agropoli faceva i conti con le assenze di Alfano e Panini, due Totem dello scacchiere di mister Rigoli. E’ la gara della verità. Giocano Siano, Alleruzzo e Scognamiglio. Pronti via, mister Rigoli apporta variazioni significative al suo 4-3-3 stringendo Canotto e con Berretti a fare da pendolo tra centrocampo e attacco. La mossa disorienta Mandragora e dopo 45 secondi, mentre ancora si…sceglieva il sediolino dove accomodarsi per guardare la gara Tarallo la mette dentro dopo pregevole azione di Canotto. L’Agropoli c’è, si vede a occhio nudo e non si accontenta. Le ripartenze sono brucianti, c’è il piglio della grande squadra, la gamba gira, i tempi sono scanditi come un cronometro Tag Hauer, quello della Formula Uno. Siano comincia a mordere, Scognamiglio in difesa è un gigante e Alleruzzo sembra un cavallo selvaggio e imbizzarrito della prateria, di quelli che fatichi ad addomesticare: corre, pressa, si inserisce, ripiega, entra in tackle, riconquista, riparte. Se gioca così non dura 90 minuti, si pensa. Togliamo subito l’equivoco, al 94esimo era nella metà campo avversaria a pressare l’intera difesa di casa, da solo…Passano i minuti, la Neapolis non riesce a prendere le contromisure e su una ripartenza si invola Canotto, può tirare ma preferisce entrare in area con il pallone e, da…Iceman del grande schermo, fredda il portiere. E’ due a zero, meritato come il pane quotidiano. L’Agropoli sembra davvero in controllo, lo spauracchio Improta ci prova, è un gran giocatore, ma non riesce a trovare il benché minimo spazio e quando lo fa è in fuorigioco. Può essere un pomeriggio esaltante ma l’Agropoli di quest’anno non gradisce e soprattutto non gradiscono i direttori di gara. Nel breve arco di 8 minuti la squadra di mister Rigoli rimane prima in dieci poi in nove per somma di gialli, molto discutibili entrambi. Manca una vita calcistica alla fine e si è in nove uomini. E’ finita. Invece è l’inizio di una pagina di storia, aggiornare gli almanacchi del 1921 è d’obbligo. L’Agropoli si tira su le maniche, Siano, fino a quel momento un’autentica diga, passa a destra e rimane tutto invariato. Finisce il tempo ancora sul doppio vantaggio. Inizia la ripresa, subito un cambio, entra Abate in luogo di Canotto per ripristinare al linea a quattro difensiva, per il resto uguale. Bisogna superare il primo quarto d’ora senza prendere gol. Niente, all’undicesimo Allocca insacca di testa su calcio d’angolo. Ecco, si pensa, non ce la faremo mai. La Neapolis, come ovvio, prende campo, l’Agropoli si compatta, gioca stretto, Michele Tarallo fa a sportellate con l’intera difesa, tiene palla, prende falli, distribuisce con lucidità e corre, tanto e bene. Giocatore incredibile il centravanti dell’Agropoli. Arrivano cross senza soluzione di continuità su cui Maiellaro svetta come un gigante prendendole tutte, ma proprio tutte tra la selva di giocatori in maglia gialla che si avventano come belve affamate. Quando poi, da un metro, un giocatore della Neapolis spara a botta sicura il buon Gigi sembra dire, geloso dei portieri che in almeno tre incontri hanno fermato l’Agropoli con parate ai…confini della realtà, ” Il migliore sono io…” e para l’imparabile. Passano i minuti, l’Agropoli non fa gioco d’attacco, ma prende la vanga e sputa sangue su ogni pallone. Berretti non si ferma mai, Siano sembra il Cafù dei tempi belli, solo che Siano difende pure meglio. Abate è una sicurezza, un muro su cui si infrangono tutti. Si comincia a sperare, ma è lunga. Mister Mandragora si gioca tutti i cambi, mister Rigoli è una statua di cera, rimangono in campo gli stessi. Al pensiero di inserire forze fresche, si contrappone la visione del campo, quasi come in un mosaico si ha paura che togliendo una tessera caschi tutto. Il cuore ci comincia a sperare, l’Agropoli quando prova a salire viene ricacciata indietro, le energie fisiche sono al lumicino, ma la squadra di ieri aveva un cuore che pompava anche quello che non aveva. Sembrava una favola, il finale di un Film ovvio, in cui l’eroe alla fine ce la fa contro tutto e tutti, anche in fin di vita, tutto insanguinato e con 40 carrarmati che lo puntano. Quando a dieci dalla fine l’arbitro espelle  Della Guardia la speranza sale anche se ci si aspetta l’amaro calice ma bontà Divina, per una volta può andare diversamente. Di simboli ce ne sono molti nella gara di ieri ma quando a un certo punto Alleruzzo si inserisce per l’ennesima volta, la difesa recupera palla, può esserci il buco, invece no, Michele Tarallo corre all’indietro e prende il posto di Alleruzzo difendendo il Fortino. La c’è tutto: spirito, abnegazione, acume tattico e generosità. Entra Ragosta per un eroico Tarallo, mancano 5 minuti recupero compreso. Si ha quasi voglia di girarsi e non guardare ma quando mancano secondi alla fine e la Neapolis spende gli ultimi assalti, ancora Alleruzzo recupera palla, è circondato di calci e avversari, cade, si rialza, ma non la molla, non la molla mai e prende il fallo che chiude la partita. L’arbitro fischia. E’ finita. Undici Leoni ieri volevano vincere contro tutto. E lo hanno fatto. L’abbraccio con i tifosi a fine gara è da commozione autentica. Partite come quella di ieri non si dimenticano e sono la pagina bianca di una nuova storia, da scrivere ancora, in dodici gare…L’Agropoli c’è

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